La fatica del lasciare andare chi amiamo
- Francesca Andrea Raimondo
- 19 giu 2024
- Tempo di lettura: 5 min
Aggiornamento: 23 gen
Il processo di separazione da una persona amata è uno dei più complessi e dolorosi che possiamo affrontare nella vita. Questa esperienza può provocare una serie di emozioni intense e contrastanti, tra cui tristezza, rabbia, senso di colpa e persino sollievo. In alcuni casi, questi momenti – seppur dolorosi – si risolvono da sé. In altri, la sofferenza perdura nel tempo e può essere fondamentale farsi aiutare da uno psicologo per comprendere meglio la profondità delle emozioni provate e avere nuovi strumenti e strategie per affrontare e superare questo periodo di transizione.
Ma perché è così faticoso lasciare andare?
Le relazioni romantiche spesso comportano un forte attaccamento emotivo. Secondo la teoria dell'attaccamento di John Bowlby, gli esseri umani hanno un bisogno innato di formare legami emotivi con gli altri per sentirsi sicuri e protetti. Quando questi legami si rompono, può insorgere una sensazione di vuoto e disorientamento.
Secondo l’autore, le relazioni romantiche possono comportare diverse tipologie di attaccamento emotivo, e il modo in cui una persona vive la separazione può variare significativamente a seconda di queste tipologie.
Attaccamento ansioso-ambivalente: Le persone con uno stile di attaccamento ansioso-ambivalente tendono a essere estremamente insicure riguardo alla disponibilità del loro partner. Durante la relazione, possono manifestare comportamenti di dipendenza e richiedere continue rassicurazioni. Quando la relazione finisce, possono sperimentare un'angoscia intensa e una difficoltà a lasciar andare, spesso caratterizzata da sentimenti di disperazione e ossessione per l'ex partner.
Attaccamento evitante: Le persone con uno stile di attaccamento evitante tendono a mantenere una distanza emotiva nelle loro relazioni, cercando di evitare l'intimità e la dipendenza emotiva. Quando una relazione finisce, potrebbero apparire indifferenti o addirittura sollevati, ma internamente potrebbero reprimere il dolore e il senso di perdita. Questo può portare a un ritardo nel processo di elaborazione del lutto, rendendo difficile la formazione di nuove relazioni intime.
Attaccamento disorganizzato: Le persone con uno stile di attaccamento disorganizzato hanno spesso vissuto traumi o abusi nell'infanzia, che rendono le loro relazioni adulte caotiche e imprevedibili. Possono oscillare tra comportamenti di attaccamento ansioso e evitante. Dopo una separazione, possono sperimentare un senso di caos emotivo e una difficoltà estrema nel gestire le proprie emozioni. La fine della relazione può riattivare traumi passati, rendendo il processo di guarigione particolarmente complesso.
Attaccamento sicuro: Le persone con uno stile di attaccamento sicuro sono generalmente in grado di formare relazioni emotivamente sane e bilanciate. Quando una relazione finisce, anche se provano dolore e tristezza, sono in grado di accettare la perdita e muoversi verso la guarigione in modo più adattivo. Queste persone tendono ad avere una buona autostima e a cercare supporto sociale per affrontare la separazione.
E dove si colloca la dipendenza emotiva e affettiva di cui tanto si parla?
La dipendenza emotiva è uno stato in cui una persona sviluppa un bisogno eccessivo di rassicurazione e supporto emotivo dal partner. Questo può comportare una serie di comportamenti e sentimenti, tra cui: un bisogno costante di rassicurazione e conferme da parte del partner, paura dell’abbandono (di essere lasciati o rifiutati) con conseguenti comportamenti controllanti e possessivi, autosvalutazione e bassa autostima, alti livelli di ansia e depressione in particolare quando la relazione è in crisi o sta terminando.
Sebbene correlati, l'attaccamento e la dipendenza emotiva non sono la stessa cosa.
Tuttavia, certi stili di attaccamento possono predisporre una persona alla dipendenza emotiva. Ad esempio: l’attaccamento ansioso-ambivalente è spesso associato a una maggiore probabilità di sviluppare dipendenza emotiva. La necessità costante di vicinanza e rassicurazione può trasformarsi in dipendenza emotiva se non viene gestita adeguatamente. Diversamente, le persone con un attaccamento sicuro sono meno inclini alla dipendenza emotiva, poiché possiedono una buona autostima e capacità di auto-regolazione emotiva.
È chiaro e comprensibile che la persone dipendenti affettivamente possano vivere le separazioni in modo più doloroso. La perdita di un partner non è solo la perdita di una persona amata, ma diviene anche la perdita di un supporto emotivo fondamentale.
Oltre a fattori interni che possono rendere difficoltosa la separazione, vi possono essere altri fattori, oggettivi ed esterni:
Durata della relazione: Relazioni di lunga durata spesso comportano una maggiore integrazione delle vite dei partner, rendendo la separazione più dolorosa.
Interdipendenza finanziaria: La dipendenza finanziaria può complicare la separazione, creando stress aggiuntivo.
Presenza di figli: La gestione dei figli e delle responsabilità genitoriali può prolungare il contatto e rendere difficile il distacco emotivo.
Supporto sociale: La presenza o l'assenza di una rete di supporto sociale può influenzare significativamente il processo di guarigione.
“sto male…..”
Come dico a tutti i miei pazienti, quando una relazione amorosa finisce, è naturale provare un'intensa gamma di emozioni. Tuttavia, c'è una differenza significativa tra la sofferenza fisiologica, che è una parte normale del processo di lutto, e il malessere patologico, che potrebbe richiedere un intervento professionale più lungo. Comprendere questa differenza è essenziale per sapere quando è il momento di cercare aiuto.
Inoltre, nella nostra società capita frequentemente di non concederci di intristirci o isolarci socialmente. Non ci concediamo nemmeno ciò che è fisiologico, normale: intristirci, piangere, disperarci per aver vissuto una perdita. Questo atteggiamento non permette di entrare in contatto con la propria sofferenza e non favorisce il processo di rielaborazione della perdita, contribuendo così a far perdurare nel tempo il malessere (ne parlo meglio in questo articolo: La tristezza, a cosa serve?).
La sofferenza fisiologica
Il dolore emotivo dopo una separazione è intenso, ma temporaneo. In altre parole, diminuisce con il tempo.
Si attraversano diverse fasi (rabbia, negazione, depressione, accettazione…) e con esse possono cambiare anche i propri comportamenti (sonno, appetito, livello di energia); queste fasi sono temporanee e si evolvono.
Si inizia a riadattarsi alla vita, sviluppando nuovi routine e interessi. Si cerca conforto e sostegno parlando con amici e famigliari.
Generalmente, chi vive una sofferenza fisiologica riesce a tornare a stare meglio entro un periodo che può variare da pochi mesi a un anno. La persona può riuscire a fronteggiare la separazione con le sue risorse o in caso di forte malessere, può consultare uno psicologo che proporrà un intervento supportivo con la finalità di sostenerla e di accompagnarla a fronteggiare questo periodo in modo meno sofferente.
La sofferenza patologica
Il dolore emotivo dopo una separazione persiste per un periodo prolungato; spesso per anni.
Si possono sperimentare pensieri fissi, dove si pensa costantemente alla relazione passata, all’ex partner, ai momenti negativi o positivi.
Si possono manifestare sintomi ansiosi o depressivi che interferiscono con la propria vita quotidiana.
Ci si può ritrovare a isolarsi socialmente, evitando le interazioni che potrebbero fornire supporto.
Si potrebbe sviluppare una visione di sé profondamente negativa (con eventuale bassa autostima e credenza di non essere degni di essere amati).
La sofferenza diviene intensa e persistente e, richiedere aiuto ad un professionista è utile per uscire da questa condizione. In questo caso, il trattamento potrebbe richiedere più tempo.
Non riguarderà un supporto temporaneo, ma un percorso di psicoterapia, un viaggio più profondo per comprendere se stessi e le proprie modalità di entrare in relazione. In altre parole, oltre che l’apprendimento di strategie funzionali di gestione delle emozioni, sarà indispensabile indagare insieme alcuni aspetti più profondi (come mi relaziono? Qual è il mio tipo di attaccamento con questo partner/altri partner? Ho vissuto traumi o esperienze pregresse che stanno amplificando il mio dolore?)
Banalizzerei il mio lavoro se mi mettessi ad elencare le cause per cui non ci si lascia o si fatica a farlo. Ogni individuo è unico, con la propria storia, le proprie esperienze e il proprio modo di vedere sé stesso e il mondo. Di conseguenza, i motivi alla base di questa difficoltà sono sempre differenti.
Tuttavia, il percorso psicoterapeutico è davvero prezioso…..è un viaggio di esplorazione, che permette di comprendere il tipo di attaccamento che abbiamo instaurato con quella persona (o che tendiamo ad instaurare) e avere così una chiave di lettura importante per comprendere in modo autentico il nostro dolore e per cambiare.
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